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Channel: Commenti a: 2- Prime comunioni – Parlare ai bambini di big bang, evoluzione, scienza e fede
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Di: Giovanni da Patmos

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Mirko ha scritto:
“Detto questo uno può credere o meno che un testo sacro sia ispirazione diretta di una divinità, però quando ci sono evidenze che la realtà è in contrapposizione con questo testo, mi chiedo perché mettere la testa sotto la sabbia e continuare a dire bugie quando sarebbe più logico e meno imbarazzante prendere atto che (vogliamo metterla così?) è la nostra interpretazione di quel testo ad essere sbagliata, correggere la rotta e continuare a vivere felici.”

Io credo che questo sia un modo sbagliato di procedere.
Semplicemente per il fatto che scienza e fede stanno su due piani diversi. Un po’ come se un astrofisico si mettesse a negare l’esistenza dei neuroni.
Ma ammesso e non concesso che sia lecito compiere l’operazione che lei auspica, si presenta un altro problema.
La scienza, di per se non ammette verità definitive, ma ha una visione delle cose sempre in costante rivisitazione, un esempio per tutti: i modelli atomici.
Per questo dovrebbe non dovrebbe avere un giudizio definitivo sulle affermazioni di fede, anche perchè la visione della scienza riguardo al mondo che ci circonda è totalmente dipendente dalla bontà dei mezzi d’indagine usati, Galileo con i suoi mezzi non avrebbe mai potuto osservare Plutone.
Cosa voglio dire: è perfettamente lecito supporre che certe realtà bibliche non siano spiegabili poichè la scienza non ha adeguati modelli e metodi di analisi.

Torniamo però nello specifico.
Si presenta poi il caso dei Vangeli, un sacco di gente testimonia che una persona è risorta dalla morte.
A chi credere? Ai testimoni, oppure alla scienza (che mai ammetterà il suddetto fenomeno)?
Porto questo esempio ma in realtà i casi nella bibbia sono talmente numerosi che, seguendo il ragionamento scientifico porterebbero inevitabilmente ad un risultato: dovremmo essere tutti atei.
Quindi non è come lei dice che è il credente a mettere la testa sotto la sabbia di fronte alla presunta evidenza scientifica, ma è la scienza a non lasciare alcun margine di libertà al credente.


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